SAUDADE ROMAGNOLA: IL NOSTRO VIAGGIO ALL'EUROCAMP

I cavalieri acajotti al Torneo di Cesenatico 2022
I cavalieri acajotti al Torneo di Cesenatico 2022

Saudade.

 

È la parola perfetta per descrivere le emozioni che si provano il giorno dopo il rientro da un torneo.

 

Saudade.

 

Quel sentimento di nostalgia tipica del popolo portoghese. Una malinconia non triste, ma affettiva. Il desiderio di poter ripossedere quello che ti manca, rivivere le stesse emozioni.

 

 

E allora cavalchiamo questa saudade andando a rivivere quattro giorni intensi, faticosi, di risate e lacrime. Quattro giorni in cui abbiamo giocato, fatto il tifo, camminato, ma soprattutto bevuto ehm, come dire, tantissime piadine. Perché dopo tre anni non potevamo aspettarci un qualcosa di normale. Non sarebbe stato da noi.

Segnali di sventura già dalle facce alla partenza
Segnali di sventura già dalle facce alla partenza

Tutto comincia alle ore 5.30 di sabato 16 aprile. Come Bill Murray in Ricomincio da Capo, la sveglia è sempre a quell’ora, con quella suoneria, per la stessa destinazione: Cesenatico.

 

Purtroppo, non sono Bill Murray, né rivivo lo stesso giorno un numero infinito di volte. Quindi sì il COVID c’è sempre e sì Russia e Ucraina sono in guerra. E no, non è il 2019.

 

 

Più in fibrillazione di un bambino la mattina di Natale, alle 6:30 leviamo le ancore dal palazzetto dello sport e salpiamo verso il lido di Cesenatico. Al timone non abbiamo il solito Giovanni, ma Maurizio, fiero seguace della “filosofia della calma” che ha in Davide Terzaghi uno dei suoi principali esponenti.

Omologato il viaggio con il primo “quando ci fermiamo in autogrill?” pronunciato a Tagliata da uno dei ragazzi più piccoli, con il vento in poppa navighiamo tranquillamente (ma molto tranquillamente) verso la Romagna. Al primo autogrill facciamo rifornimento di piadine che il prode Roby Grosso stappa non appena notiamo la coda che sull’A1 ci prospetta l’inferno. Più imbottigliati di un giapponese in metropolitana a Tokyo, vediamo il tempo del viaggio dilatarsi mentre i chilometri restano ironicamente invariati. Mentre i ragazzi si divertono a modo loro con gli occhi fissi sullo schermo, la coppia Manassero-Grosso rifila una sonora sculacciata al duo Mondino-Terzaghi in una partita a Scopa nella quale non facciamo vedere neanche l’ombra di un settebello ai nostri avversari.

 

Scollinate le 7 ore di viaggio, riusciamo finalmente a esclamare “terra” quando notiamo il profilo dell’Eurocamp all’orizzonte. Non contenti, scopriamo che raggiungere la meta è praticamente impossibile e quindi io e il prode Mondi siamo costretti a chiudere gli ultimi 500 metri a nuot… pardon di corsa per poter fare l’accettazione ed essere in campo puntualmente alle 15:30.

 

I 2009 in attesa di andare sul patibolo
I 2009 in attesa di andare sul patibolo

Con un ritardo astronomico, non contenti, io e Mondi copriamo la distanza che ci separa all’albergo a piedi, dopo aver scoperto che il duo Grosso e Terzaghi ha guidato l’ammutinamento del pullman raggiungendo l’hotel in anticipo e lasciandoci su una misera scialuppa senza cibo né acqua. Senza pranzo, sudati come dopo una maratona, e tirando giù dal paradiso tutti i santi da qui a dicembre 2027, arriviamo in albergo, riusciamo a cambiarci e a raggiungere le sedi di gara, perché, signor giudice, saremo lì anche per giocare.

 

E arrivano così le prime partite con l’Under 13 impegnata con Seregno e l’under 15 in quel di Macerone contro Oasi Laura Vicuna.

I ragazzi mentre aspettano che il presidente consumi la sua piadina
I ragazzi mentre aspettano che il presidente consumi la sua piadina

Ovviamente arrivano due splendide vitto…, sì come no, due sonore sconfitte. Io e Roby Grosso inauguriamo il torneo con un promettente -50, mentre il duo Terzaghi-Mondino porta a casa un -20 (giocando alla pari per 25 minuti comunque) e la promessa con il coach avversario che la prossima volta, se vogliamo giocare contro una squadra di Rivalta di Torino, magari cerchiamo una sede più vicina di Cesenatico. 

 

Smaltita la sconfitta mi consolo con una piadina (quella vera) e una bella piadina media nel chiosco sulla via per l’albergo, fermando 30 ragazzi per un quarto d’ora perché ehi son pur sempre il presidente e il presidente aveva fame.

 

Giulia e Giada, le uniche due note liete di 4 giorni di inferno
Giulia e Giada, le uniche due note liete di 4 giorni di inferno

Tornati in hotel, Mondi e Davide portano l’under 17 a mangiare cena in orario da casa di riposo causa partita alle 20:30, mentre io e Roby Grosso ci consoliamo stappando una piadina e chiedendo a Giulietta e Giadina se si stessero divertendo.

 

Giulia e Giada che a 10 anni sono più autonome, organizzate, pulite, simpatiche e con un miglior senso dell’orientamento di tutti gli altri ragazzi presenti (compresi allenatori), confermando una grande verità che neanche ottomila anni di società maschilista è riuscita ad estirpare: le ragazze hanno semplicemente una marcia in più rispetto ai ragazzi.

 

L'Under 15 pronta a tifare per i più grandi
L'Under 15 pronta a tifare per i più grandi

Mangiata cena, come una moderna armata Brancaleone ci appropinquiamo verso il Pala Cesenatico per seguire le gesta di Rabbia e compagni.

 

Nonostante il pessimismo della mamma dei Gaveglio che per tutto il riscaldamento mi mima il gesto del pallottoliere (Cristina dai non è stato un bel gesto), i 2005 si ricordano di saper anche giocare a pallacanestro e sfoderano una prestazione sontuosa, rimontando 20 punti nel secondo tempo e arrendendosi per soli 4 punti alla Pol. Cumaschese.

 

 

Stanchi, sudati e con un perentorio 0 nella casella vittorie, ci dirigiamo verso l’albergo per andare a nanna, non prima, però, di aver stappato le ultime 4 piadine di giornata.

L'Under 17 nel suo habitat naturale: il bar
L'Under 17 nel suo habitat naturale: il bar

Domenica di Pasqua che si apre subito con una partita facile per l’under 13: la sfida contro i favoriti della Junior Casale. Nel più classico dei Davide contro Golia, con una differenza fisica che ricorda quella tra i Looney Toons e i Monstars del primo Space Jam, gli acajotti giocano un’ottima gara, ma nulla possono e alzano bandiera bianca con una sonora batosta nel punteggio.

 

E mentre i più giovani tornano con me in albergo per fare la doccia, Mondi, Davide e Roby portano il resto del gruppo a fare aperitivo dove si brinda a suon di piadine. 

L'Under 13 al mare. Peccato non ci siano foto del colorito di Roby Grosso...
L'Under 13 al mare. Peccato non ci siano foto del colorito di Roby Grosso...

Consumato il pranzo, i ragazzi si lanciano nei campetti dell’Eurocamp. Gli Under 17, non contenti delle figuracce che fanno in campo, riescono a perdere pure in un 5c5 con gli arbitri del torneo, ufficialmente perché dai, non puoi battere gli arbitri se no poi ci fischiano contro (in realtà è perché sono scarsi, ma non diteglielo).

 

Nonostante la loro famosa apatia, anche gli Under 15 si organizzano per giocare contro altri ragazzi, suscitando in Mondi un pianto inconsolabile che l’ultima volta che aveva fatto era mentre guardava Titanic esclamando “dai Jack ci stai anche tu sull’anta di quel maledetto armadio”.

 

Mani in alto questa è una rapina al gelataio
Mani in alto questa è una rapina al gelataio

 

E mentre noi scoviamo talenti al playground, è Roby ad avere l’idea migliore. Con i ragazzi che giocano in spiaggia, il buon Grosso decide essere una buona idea addormentarsi al sole. Risultato? Ora ha lo stesso colorito (e le stesse capacità riflettenti) di un giubbotto catarifrangente.

 

Prima di partire per tifare l’Under 15, troviamo il tempo per svaligiare una gelateria; mentre io e Roby Grosso facciamo rifornimento di piadine in vista delle gare del pomeriggio.

Un poco partecipato time-out del nostro Berlinguer Mondi
Un poco partecipato time-out del nostro Berlinguer Mondi

In una partita in cui a dominare è la simpatia, Davide porta a casa la prima W del torneo, infliggendo 30 punti a Cassano Magnago ed esultando come Stramaccioni sotto la curva dopo un famoso derby.

 

Sulle ali dell’entusiasmo ci dirigiamo verso San Giorgio, dove Mondi è alle prese con la seconda partita del girone. Impiegandoci il doppio del previsto causa scorciatoia non proprio scorciatoia di Maurizio, scopriamo che anche l’under 17 è alle prese con una partita simpatica.

 

Mentre io e Roby Grosso stappiamo forse la ottava piadina di giornata aiutati dai genitori presenti, Mondi scopre che la sua audience durante i time-out è pari ai comizi di Berlinguer, quando vede che ad ogni sospensione ha l’intera under 13 ad ascoltare. 

Il "cinque" di tutta l'Acaja
Il "cinque" di tutta l'Acaja

La partita scivola via senza patemi per gli acajotti più grandi, con tutti i ragazzi delle altre squadre Acaja che ad ogni cambio scattano in piedi per allungare il cinque al giocatore che esce. Marx e Engels sarebbero fieri del comunismo acajotto.

 

Con due vittorie di simpatia e una bella sconfitta, torniamo verso l’Eurocamp per consumare la cena.

 

Il "cinque" che si trasforma in schiaffoni
Il "cinque" che si trasforma in schiaffoni

La serata è piatta, così decidiamo di tornare in albergo. Mandati a nanna i 2009 (causa partita alle 8:30) e presi in giro con un bello scherzo i 2007, decidiamo di passare le ultime ore della domenica pasquale consumando piadine con i 2005 e aprendo il confessionale al grido di “ciò che dite a Cesenatico, resta a Cesenatico”.

 

Stanchi, sudati, spaventati dai racconti dei ragazzi e con due belle vittorie sul groppone ce ne andiamo a dormire.

Pronti e carichi per seguire l'Under 15
Pronti e carichi per seguire l'Under 15

Lunedì di Pasquetta che si apre con un paio di episodi di sonnambulismo del sottoscritto e la proverbiale inaffidabilità di Davide che, dopo aver promesso che ci sarebbe stato a vedere la partita delle 8:30, in orario di partenza lo trovo ancora bello che russa sotto le coperte.

 

In una partita ricca di simpatia, l’under 13 non riesce a trovare la vittoria perdendo di 1 misero punto, con i propri sogni che si infrangono a 2’’ dalla fine sull’1/2 ai liberi del nostro Costa. Rammaricati, io e Roby siamo costretti a consumare la prima piadina di giornata molto presto e accompagniamo i ragazzi verso l’albergo.

 

Davide mentre spiega i due accorgimenti tattici
Davide mentre spiega i due accorgimenti tattici

Intanto a Cervia l’Under 17 gioca una splendida gara contro la proibitiva Pavia nei quarti di finale per il titolo, ma ciò non basta e Cristina, questa volta sì, è costretta ad usare il pallottoliere per tenere conto dello scarto.

 

Mentre aspettiamo Mondi per il pranzo, io, Roby, Giulia, Giada e l’under 13 decidiamo di sfoderare le nostre qualità migliori dove siamo più bravi: al bar. Bevute un paio di piadine, ci muoviamo verso l’Eurocamp per mangiare pranzo. Intanto, nel lunch match, Davide sorprende tutti e, dopo il -12 di inizio gara, grazie ad un paio di accorgimenti tattici (cit.) porta a casa una bellissima vittoria giocando un’ottima partita che vale la finale per il nono posto della sera.

L'Under 15 in tutto il suo entusiasmo contagioso
L'Under 15 in tutto il suo entusiasmo contagioso

Sorpresi, stupiti, ma, soprattutto, spaventati da quella che poteva essere la reazione di Davide alla vittoria, salpiamo verso Cervia dove l’under 17 si gioca il quinto posto nel torneo contro l’Etrusca basket.

 

Durante il riscaldamento, io e Roby ci lanciamo alla ricerca di un bancomat perché, sai com’è, le piadine hanno un costo e i contanti non crescono sugli alberi. In una ricerca talmente lunga da fare invidia al libro dell’Esodo, troviamo finalmente il distributore di soldi e torniamo in palestra. Stanchi e sudati, stappiamo un paio di piadine in compagnia dei Bernardi (gli ultimi genitori rimasti a Cesenatico) e vediamo l’Under 17 giocare bene e vincere meritatamente, conquistando il quinto posto finale. 

Michele e Stefano mentre portano i saluti al Presidente
Michele e Stefano mentre portano i saluti al Presidente

Tornati in albergo, Mondi, Davide e l’Under 15 partono alla volta di Macerone per la loro ultima partita, mentre io, Roby, l’Under 13 e 17 andiamo nuovamente a…fare aperitivo.

 

Per festeggiare, la presidenza acajotta offre un giro di piadine ai più grandi e bibite ai più piccoli, mentre capitan Rabbia e capitan Milanesio, con la poca voce rimasta, duettano meglio di Albano e Romina deliziandoci con uno splendido discorso. Vestiti come se dovessimo andare al Papeete a consumar Mojito, ci apprestiamo ad andare a cena in Eurocamp, sperando che la serata sia danzante.

cin cin a tutti e alla nostra!
cin cin a tutti e alla nostra!

Intanto da Macerone, non essendoci più Cristina ad aggiornare tutti, non arrivano notizie tanto che, come Fantozzi, qualcuno inizia a vociferare nel buio della stanza che stessimo vincendo 20 a 0 e che avesse persino segnato Mondi di testa da calcio d’angolo. In realtà Seregno giallo è troppo forte per i ragazzi dell’Under 15 che si devono così accontentare del decimo posto.

 

Ad Eurocamp la serata non decolla e allora io e Roby Grosso decidiamo di fare quello che ci riesce meglio: dedicarci alle piadine. Sfidando i coach di Oasi Laura Vicuna, portiamo a casa un’ottima vittoria, ma non abbiamo il tempo di riprenderci perché l’arrivo di Mondi e Davide chiama un altro giro di piadine.

Il corpo del delitto
Il corpo del delitto

Lanciata la sfida ai più piccoli di conquistare più numeri di telefono dei più grandi, restiamo in Eurocamp fino a che nulla più abbiamo da chiedere (o meglio fino a quando i ragazzi importunano la ragazza sbagliata e siamo costretti a scappare).

 

Quando c’è da partire alla volta dell’albergo, vengo quasi colpito da un toast espulso da qualche gabbiano in volo (sì avete letto bene, un toast). Non sicuro se fosse vero quello che avevo visto o fosse merito delle piadine, chiedo conferma ai ragazzi presenti con me. Sì, dal cielo piovono toast, come nel film “Piovono Polpette”. Con il naso all’insù sperando che invece che toast a cadere fosse magari un fritto di pesce, torniamo in albergo, consumiamo le ultime piadine e ci apprestiamo all’ultima giornata.

Pronti e carichi per andare all'ultima gara
Pronti e carichi per andare all'ultima gara

L’ultimo giorno porta con sé anche l’ultima partita. La sfida dell’Under 13, per evitare la maglia nera di unica squadra senza vittoria tra quelle acajotte, è molto simpatica e si gioca alle 8:30 del mattino.

 

La gara è a dir poco raccapricciante fino a 1’30 dal termine quando, contro ogni pronostico, recuperiamo dal -8. A 15” Caramatti segna i liberi del +1 e a 3” dalla fine recupera il pallone che di fatto chiude il match.

 

Perché quello che è successo negli ultimi 3” è come l’ultima stagione di Game of Thrones: semplicemente non esiste, non è mai esistito e mai esisterà. E non venitemi a parlare di un fuori inesistente, di un fallo a tempo scaduto e di un 2/2 che ci condanna alla sconfitta, perché in realtà non è mai successo.

 

Frastornati da come la fortuna sia cieca, ma come la sfiga ci veda incredibilmente dodici decimi, ci portiamo al chiosco dove alle 10 del mattino consumiamo una piadina accompagnata da un paio di piadine medie e ci apprestiamo a intraprendere un viaggio di ritorno che ha del mistico.

Gente che dorme al fondo...
Gente che dorme al fondo...

Con il prode Ulisse Maurizio al timone, insceniamo la nostra personale versione dell’Odissea omerica. Salpati da Troia alle 11:30, ci troviamo imbottigliati immediatamente tra i Ciclopi a Imola.

 

Fortunatamente abbiamo da sfogare la nostra stanchezza e crolliamo uno ad uno come foglie in autunno. Mentre Giulia e Giada guardano Hercules sul tablet (e io riesco a svegliarmi in tempo per ridere come un cretino sempre sulla stessa scena come ogni volta che vedo Hercules) riusciamo a raggiungere la tappa per il pranzo.

 

Qui subiamo un incantesimo peggiore di quello della maga Circe: il dover mangiare in autogrill. In qualche modo ci salviamo a suon di Camogli, Bufalini, un paio di pizze da Spizzico e un san Burger King e ripartiamo alle 14:45 da Modena, sperando di aver superato il peggio. Ma al peggio non c’è mai fine. 

... E anche all'inizio del pullman.
... E anche all'inizio del pullman.

Ci impieghiamo la bellezza di due ore per superare Parma da Modena. Due ore dove la pazzia comincia ad impossessarsi del pullman. Nonostante le scorte, neanche le piadine che Roby Grosso continua a cercare di rifilarci ci salvano.

 

Rischiamo di finire vittima delle sirene. In preda al delirio, ci salviamo legandoci agli alberi della nave e rifugiandoci tra parole crociate, libri ed un paio di partite a carte con i ragazzi e vincendo la seconda sfida a Scopa contro Mondi e Davide. Sempre di 1. Sempre senza fargli vedere neanche l’ombra di un Settebello.

 

All’alba delle 17:30 raggiungiamo Piacenza. In preda alla disperazione, comincio a piangere gridando che dopo 6 ore di pullman ancora “non eravamo fuori da quella f*****a Emilia Romagna”, e iniziando a preoccuparmi che non avrei mai più rivisto Itaca. Qui il prode Maurizio decide di abbandonare la filosofia della calma.

 

Con il rischio di doverci fermare ancora a pochi metri dal traguardo, mettiamo il turbo e riusciamo a coprire gli ultimi chilometri. Dopo 8 ore e mezza, 10 km di coda, 8 piadine in corpo, stanchi, sudati, accaldati e infreddoliti e probabilmente pure con la febbre riabbracciamo la terra amata, sbarcando sul piazzale del Palazzetto dello Sport.

Tutta l'Acaja Family in una partita dell'Under 17
Tutta l'Acaja Family in una partita dell'Under 17

E si chiudono così quattro giorni. Sono stati intensi, stancanti, devastanti, ma incredibilmente divertenti e formativi.

 

Siamo tornati a rivivere quelle sensazioni che negli ultimi due anni ci sono mancate. Terribilmente mancate. Soprattutto più delle altre volte abbiamo creato unione tra i gruppi, tra le squadre, tra i ragazzi.

 

Perché vedere i più piccoli incitare i più grandi e i più grandi farlo con i più piccoli non ha prezzo. Perché la scena del cinque ai giocatori che escono, così spontanea, ci ha fatto emozionare. Perché potremmo aver vinto e perso, ma alla fine ciò che conta è aver vissuto tutti assieme questa meravigliosa esperienza.

Il vostro illustrissimo presidente con un palmares ai tornei da fare invidia.

GABRIELE MANASSERO

Ma chi ce l'ha un Presidente bello così?
Ma chi ce l'ha un Presidente bello così?

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